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Linnaeus (seconda versione)

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Linnaeus
Guardare la televisione , leggere articoli online o sui settimanali significa far ammalare il fegato, stimolare un surplus di bile che diventa difficile da eliminare.
Eppure io, tanti di noi, possiamo contarci tra i fortunati!
La pace per popoli in sofferenza da anni, non arriva. Le condizioni di bambini,anziani, giovani , di tutti, sono strazianti.
Le chiacchere – con fini nascosti dei potenti- nulla cambiano per fare intravedere la fine delle loro terribili, quotidiane sofferenze.
Siamo sull’orlo del precipizio e nessuno sa immaginare il nostro immediato futuro.
Speriamo sempre che si tratti di falsi allarmi, che le Cassandre si sbaglino e che domani continueremo la nostra vita come prima, disturbati solo dalle nostre preoccupazioni e dai nostri rischi personali…
Mi allontano, appena posso, dai luoghi che ci ricordano l’inutilità delle nostre esistenze, la manipolazione dei nostri bisogni, l’indifferenza da persone attive ma stressate, che non riescono a offrire un pensiero o un’azione che non riguardino la sopravvivenza loro e quella dei loro cari.
Si vive con un senso permanente di acqua alla gola e neanche pochi minuti al giorno riescono ad essere dedicati al bene collettivo, alle nostre sorti comuni a ciò che ognuno di noi può fare per creare un ambiente accogliente : un rifugio da cui riprendere coraggio e forza per andare avanti meno soli.
Oggi, dal mio osservatorio verde sull’Alcantara, ho rivisto un airone, dopo tanti anni.
Si librava superbamente sopra un antico percorso degli aironi lungo il fiume.
Esiste un tratto di questo corso d’acqua ricco di cespugli di oleandri , di crescione, di equiseto, di” lippu” e piccoli acquitrini, che favoriscono il passaggio e la sosta di questi uccelli acquatici.
Questo esemplare di cenerino sembrava dominare il canyon di lava blu, come un sovrano in viaggio attraverso il suo regno.
Grigio, esile, volava solitario alla ricerca della preda, godendo di un ambiente abbastanza intatto, nonostante la presenza umana.
Ho seguito le sue acrobazie e il suo andirivieni in linea retta, come dietro una strada immaginaria perfetta, visibile, equidistante su entrambe le sponde del fiume.
L’acqua, nuovamente limpida, lasciava vedere i grandi ciottoli azzurri del fondale che donano uno strano colore turchese alla seta liquida che fa la sua perpetua discesa.
Il fiume, il nostro fiume sacro, scorre, solo nella parte bassa della valle. Dal ponte di San Nicola in su è praticamente asciutto.
Forse le nostre falde sono talmente a secco che anche le piogge abbondanti di settimane fa non sono state sufficienti per lasciare riemergere l’acqua lungo il letto del fiume.
Il momento di armonia creato dall’ airone, viene offuscato da queste preoccupazioni per il nostro qui e ora.
Anima vagula, che cerca di essere in pace, ho contemplato il movimento impeccabile dell’uccello in un ambiente naturale selvaggio, diverso e unico ho assorbito tutta quella bellezza come una beneficiaria che merita di goderne il passaggio, la presenza.
marialialiliapapa@galateabelga
Le foto sono dell’amico Carmelo Spitaleri che ringrazio ancora una volta.
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Un commentaire

  1. galatea

    3 décembre, 2024 à 20:15

    Poète Ferroviaire de LPDP

    « symphonie de la caténaire » par Cheminot de Sagazan

    Il fait toujours calme sous la caténaire,
    Mais moi, si j’étais un train, j’irais effleurer la lumière.
    Je filerais dans la nuit comme un éclair vagabond,
    Écoutant les arcs danser au rythme de leur chanson.

    Depuis sa première étincelle,
    Elle portait au fond d’elle
    Des murmures étouffés, un feu qu’elle cachait,
    Mais sur le fil tendu, les échos vibraient.

    Il fait toujours calme sous la caténaire,
    Mais moi, si j’étais un train, j’irais effleurer la lumière.
    Je filerais dans la nuit comme un éclair vagabond,
    Écoutant les arcs danser au rythme de leur chanson.

    En grandissant, son souffle s’est affirmé,
    Petite étincelle devenue flamme apprivoisée.
    Sous le ciel d’acier, qui pourrait comprendre
    La danse du courant, ses cris à entendre ?

    Quand la ligne a su que ses étincelles pouvaient chanter,
    Éclairer les cœurs et des voyages transformer,
    Elle s’est dit :
    « Nulle raison d’envier les étoiles,
    Je ferai vibrer le monde au gré de mes battements,
    Fils de métal et d’électricité mouvante. »

    Il fait toujours calme sous la caténaire,
    Mais moi, je suis ce train qui fend la nuit claire.
    Je traverse les terres pour chasser l’éphémère,
    En chantant pour toujours la symphonie de la caténaire.

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