E poi, improvviso
ancora il pianto, torrente limpido
che ricolma gli argini.
Il tuo nome ora impronunciabile
mi sconquassa dentro
chiede una presenza.
Sono un’ adulta
senza il suo asilo
una razionale che non è più figlia.
Sto imparando adesso a tenere bassa
ogni mia pretesa e a fare a meno
del tuo dolce nome, ultima difesa.
Guardo il melograno, gli iris blu e il vecchio fico
cari compagni di rassegnazione.
Sono sempre li, dove li hai piantati
e io gli giro intorno, scrutando ogni mattina
il loro cambiamento
unica certezza per sentirti accanto.
Ieri, alcuni uccelli hanno fatto sosta
sull’ ulivo antico; c’ era anche il sole
e tutto sembra pronto per un rifiorire
per ricominciare il ciclo della vita
senza alcun perché. Ma per noi c’ è un limite
e per risentirti, per vederti ancora
guarderò gli iris blu e le tue colline
e poi, spero, il vento mi verrà accanto
per riconfermarmi che ci sei anche tu.