Svoltando poi a destra
si supera il confine, trovando quasi subito
I bar pieni di shisha e troppe sigarette
che incendiano le dita.
È proprio il Medio Oriente sull’uscio di un negozio
è proprio la Turchia con la modest fashion
è proprio una nazione in movimento
vestita con abaya dai toni sempre scuri.
Mi fermo, chiudo gli occhi
e sento qualche ja lasciato a rosolare
tra un turco nasilsin
richiesto al cellulare e un güle, güle
tra quelle due passanti, teiere troppo scure
che tengono per mano
bambini molto belli e borse troppo piene.
Qualche tedesco prende la metro
ha un look-fuori-zona
e porta chiari i segni di una classe
che sembra aver già perso
anche giocando in casa.
Mi fermo e guardo ancora curiosa
gli oggetti scintillanti dietro le vetrine
e gli ori molto gialli di qualche gioielliere
ma annuso soprattutto l’odore del kebab
e tanto fast food odor di cardamomo
di curry e di cumino e helva cristallina.