E lo chiamano cancro.
Folle, denso di rancore.
Grande nodo da sciogliere
senza mani per farlo.
Lenta coagulazione di sconfitte inattese
prova sempre corretta di cocente delusione.
E lo chiamano cancro.
Folle simbolo chiaro
di un altro ego che muore.
Non tiriamo le corde
della nostra libertà:
ogni volta un eccesso
scava altrove la fiducia
toglie lunghe radici
a legami essenziali.
Chi potrebbe sopravvivere
con quei rami tagliati
senza poter offrire
alle tante stagioni foglie belle, vibranti ?
Con quel vuoto profondo
proprio intorno ai sentimenti
ogni cosa scolora
perde linfa il nostro corpo
e si ammala per amore malnutrito
per dolore ammuffito.
A Livia, 27 dicembre 2016
galatea
6 janvier, 2017 à 11:12
http://www.descrivendo.com/viewtopic.php?f=7&t=4099&sid=f17e06c80aa4b8f62ffe760393b3fcc6
galatea
6 janvier, 2017 à 11:13
http://www.lapassiondespoemes.com/?action=viewpost&ID=38278&cat=2